Barbara Savodini

Expo, la top five di guidesmart

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Tra expo-scettici ed expo-entusiasti, l’esposizione universale inaugurata da meno di un mese ha già attirato milioni di visitatori sbarcati a Milano per fare, in uno o più giorni, il giro dell’intero globo. Evitando di spoilerare i segreti dei padiglioni che puntano tutto sull’effetto sorpresa, ecco le impressioni, e qualche consiglio, di guidesmart.tv.

DSC_8890Per chi decide di raggiungere il percorso espositivo con i mezzi pubblici, ed entra dunque dall’ingresso ovest, il rischio più comune che si può correre è quello di rimbalzare da una parte all’altra del viale principale entrando casualmente nelle attrazioni più scenografiche e finendo così per arrivare a metà percorso senza la forze e le energie per proseguire oltre. Specialmente per chi trascorrerà un solo giorno all’Expo è bene dunque prepararsi un programma, almeno sommario, e sapere che le vie principali sono due: il decumano, che va per un chilometro e 700 metri da Ovest a Est e ospita i padiglioni dei 143 paesi partecipanti esclusa l’Italia, ed il cardo che si DSC_8889snoda per 325 metri ed è il cuore dell’esposizione tricolore. E’ inoltre importante sapere che i padiglioni più appariscenti sono anche i più gettonati motivo per cui sarà facile trovare una lunghissima fila all’ingresso, facilmente eludibile se si arriva all’apertura e ci si dirige subito verso la meta prestabilita.

Detto questo si può partire per il giro del mondo in 780 minuti, tanti se ne hanno a disposizione in un giorno per visitare l’Expo (alle 10 alle 23). Benché ogni angolo meriti di essere esplorato, anche solo per poter dire (non mi è piaciuto) una selezione bisogna pur farla, ecco dunque quella di guidesmart.tv i cui redattori, per motivi di tempo, non hanno potuto visitare nazioni assai promettenti come la Cina o la Corea.
DSC_8882In vetta alla classifica, per curiosità della struttura, semplicità del messaggio (non ci dimentichiamo che il tema era “Nutrire il pianeta, energia per la vita”) e velocità del percorso (se ogni padiglione trattenesse il visitatore obbligatoriamente per mezz’ora non si potrebbero esplorare che una manciata di nazioni) troviamo il Brasile con la sua simpatica rete progettata dall’artista Arthur Casas. Il padiglione, che tanto piace ai bambini, in realtà lancia un messaggio importante: aumentare la produzione di cibo senza danneggiare l’ambiente circostante. E tra piccoli ananas che cercano di crescere sfidando il clima milanese, banani e piante di aloe, l’unica nota stonata sembrano essere i maxi touch screen informativi, poco intuitivi e malfunzionanti.

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All’estremo opposto del decumano il Giappone che, con i suoi nei suoi 4170 metri quadrati di superficie espositiva, ha incentrato buona parte del padiglione sul riso, elemento principe della cucina nipponica. Denominata “Diversità Armoniosa”, la proposta degli asiatici è quella di un vero e proprio viaggio-esperienza che parte dal campo agricolo e arriva alla tavola per un totale di 50 minuti. Volendo formulare una piccola critica, è quindi forse quella della tempistica anche se i giapponesi, da maestri di civiltà quali sono, preannunciano all’ingresso non solo la durata del percorso ma anche i minuti che occorrerà attendere in fila prima di entrare.
DSC_8911Al terzo posto gli Emirati Arabi Uniti che hanno riprodotto le dune desertiche finanche nel clima. L’assenza di sprazzi d’ombra infatti, non concede tregua ai visitatori i quali dimenticano le sette camicie sudate per entrare solo grazie ad un video particolarmente toccante e all’improvvisa comparsa dell’ologramma di Sara, la piccola mascotte saudita che racconta l’incredibile evoluzione di un Paese così povero di acqua e cibo. Tra effetti speciali ed un eccellente cortometraggio, non mancano anticipazioni su Expo 2020.
Al quarto posto per la singolarità dell’idea che a tratti rischia però di sembrare un contenitore privo di DSC_8931contenuto, il magico bosco costruito dall’Austria. Riproducendo persino le gocce di rugiada, i cugini d’oltralpe hanno infatti inserito all’interno del loro padiglione una vera e propria foresta. Il tema “Respira Austria” è infatti costruito attorno al concept “aria pulita”, essenziale per la salubrità del cibo e della salute umana. Tuttavia, anche il messaggio è molto forte, oltre al bosco da vedere e da assaggiare in effetti non c’è poi molto. Degni di nota infine i “microscopi virtuali” che, non solo ingrandiscono i soggetti, ma li illustrano in maniera animata.
DSC_8897A dispetto di altre recensioni che non la citano neppure, il quinto posto va alla Bielorussia che, in uno degli spazi più piccoli dell’Expo e con risorse assai più limitate, ha dato vita ad un’idea brillante: una vera collina, con tanto di erba e fiorellini di campo, costruita a simboleggiare l’attenzione volta dalla nazione allo sviluppo agricolo. All’interno dell’altura artificiale letteralmente spaccata a metà, trova posto un finto mulino ad acqua le cui pale sono tanti piccoli monitor che raccontano il progresso del Paese. Il tutto animato da canti e danze tipiche ed un grazioso angolo bar presso il quale poter degustare le specialità bielorusse.

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L’autrice allo stand della Bielorussia

La nostra Top Five non tiene volutamente conto dell’Italia che, qualunque sia il verdetto finale, merita comunque di essere visitata per una molteplicità di motivazioni. Per chi ha la possibilità di fare una doppia tappa, il consiglio di guidesmart.tv è quello di acquistare un biglietto serale che, a soli 5 euro, consente di vivere a pieno la magia di luci e colori dell’albero della vita. Degna di essere menzionata infine la “gara di sedute” che ha visto i 144 Paesi sbizzarrirsi in sedie dalle forme più disparate. Oltre ad essere notevoli dal punto di vista del design, esse offrono infatti un gradito sollievo tra una camminata e l’altra.

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